San Martino in Rio

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San Martino in Rio

LA ROCCA

I primi insediamenti umani nel nostro territorio risalgono all’età del bronzo, tra il sec.XVI e il sec. XIII a.C., come dimostrato dai rilevamenti effettuati fino a m 7,60 di profondità sotto l’ala nord della Rocca.

Un luogo, quello su cui sorge San Martino in Rio, che ha sempre presentato condizioni favorevoli per l’insediamento e l’aggregazione umana, in quanto situato nei pressi dell’antico torrente Trexinaria. Al primo insediamento terramaricolo è seguita certamente la presenza di altre culture. La centuriazione, ancora leggibile nel tessuto viario, i ritrovamenti archeologici e i toponimi sono tracce indiscutibili della presenza romana. Testimoniano invece la presenza dei Longobardi due tombe, ritrovate nell’Ottocento in Via Colombarola, e il nome del paese, San Martino, riferito a uno dei loro santi protettori.

Sui precedenti insediamenti viene a realizzarsi una zona fortificata, di cui si hanno notizie documentate a partire dal sec. XI.

1052

E’ riferita a quest’anno la più antica citazione sicura del “Castellum Sancti Martini in Rio”, che compare nell’elenco dei castelli e delle pievi che Bonifacio di Canossa (985-1052), padre di Matilde, aveva ottenuto in feudo dai Vescovi reggiani.

Il castello, inserito nel sistema difensivo dei Canossa, inizia dunque a ricoprire una funzione protettiva fin dal sec. XI.

1115

Nel 1115, prima della sua morte, Matilde lo cede in feudo alla famiglia reggiana dei Roberti, protagonista delle lotte tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini. Il castello diventa la roccaforte di questa famiglia, schierata col partito guelfo, al punto che l’Imperatore Federico Barbarossa nel 1157 ne ordina la distruzione.

1354

Il sistema difensivo creato dai Roberti, con la Rocca ed il Castello circostante (nome con cui si indicava il paese intero), resiste nel 1322 all’assedio di Passerino Bonacolsi, padrone di Modena, ma cede nel 1353 all’assalto dei Gonzaga. Il Castello “in quo erat arx fortissima et duae altissimae turres” viene distrutto. Con l’aiuto dei Visconti, l’anno successivo, la Rocca viene ricostruita, utilizzando parti preesistenti (come la base del torrazzo e della torre di San Giovanni), e maggiormente fortificata, secondo l’impostazione del recinto con quattro bastioni agli angoli e un fossato perimetrale. Risalgono all’intervento trecentesco dei Roberti anche la torre e la Cappella di San Giovanni, i cornicioni in mattoni e le merlature esistenti nella parte nord e sud.

1430

I Roberti resistono alle minacce estensi nel 1402, nel 1409 e ancora nel 1420. Nel 1430 sono però costretti ad arrendersi alla spedizione militare di Nicolò III d’Este. Il 2 giugno 1440 Nicolò III, nuovo signore di San Marino in Rio, ratifica gli Statuti Comunali, riconoscendo i diritti della Comunità. La copia originale è ancora conservata presso l’archivio storico comunale.

Alla morte di Nicolò III, nel 1441, gli succede il figlio naturale Leonello, che assegna al fratello Borso, a titolo personale, il feudo di San Martino e Campogalliano. Il nuovo signore inizia grandi lavori di sistemazione della Rocca, tra cui il restauro e il rifacimento dell’ala nord e del porticato su colonne in marmo dell’ala est. Contemporaneamente avvia importanti lavori di bonifica del territorio e commissiona il ciclo di affreschi ancora visibili nella Sala dell’Unicorno, per celebrare le sue imprese.

Nel 1450 Borso d’Este diventa Signore di Ferrara, Reggio e Modena, restando comunque legato al suo feudo personale tanto che la Comunità di San Martino lo rielegge come proprio Signore. Muore nel 1471; gli succede il fratello Ercole I.

1490

In quest’anno Ercole d’Este Duca di Ferrara concede al fratello Sigismondo e ai suoi eredi “il castello e loco nostro de Santo Martino in Rivo”. Termina in questo modo il dominio diretto ducale ed inizia il dominio di quello che si chiamerà il “ramo degli Este di San Martino”, di fatto il più indipendente tra i rami cadetti estensi, che governerà col diritto “di vero e proprio regno, col mero e misto imperio, col diritto della spada, più quello dei dazi e delle gabelle, di regolare e amministrare le entrate e le uscite, e di levar soldati”.

La posizione geografica del Castello e della Rocca di San Martino, al centro di un territorio incuneato tra le confinanti signorie di Correggio e Carpi, nonché quasi equidistante dalle cittadine di Reggio, Modena e Rubiera, ne ha fatto un importante centro strategico difensivo e di presidio nella politica estense. Per questo la Rocca, già ampliata e fortificata dai Roberti, ha continuato ad essere al centro delle attenzioni dei suoi signori.

Sigismondo I muore nel 1507; gli succede il figlio Ercole I e successivamente Sigismondo II.

La guerra tra Papa e Impero sconvolge tutta l’Italia. Per due mesi, nel 1536, la Rocca subisce l’assedio di truppe tedesche che infine desistono dall’espugnarla. Le condizioni dei sudditi sono tragiche: “San Martino è disabitato, devono farsi lavori alle mura per richiuderlo, si difforma il castello”.

L’uso delle armi da fuoco richiede nuovi metodi difensivi; nel 1537 si sistemano le fortificazioni.

Le mire autonomistiche manifestate da Sigismondo II provocano la reazione di Ercole II d’Este Duca di Ferrara, che assedia ed espugna il Castello e la Rocca. Sigismondo II viene dichiarato decaduto; la Rocca viene saccheggiata e devastata. Solo grazie all’intervento di Filippo II Re di Spagna, Sigismondo II viene reintegrato nei suoi diritti.

1570

A Sigismondo succede il figlio Filippo I. Il suo matrimonio con Maria di Savoia nel 1570 è l’occasione per l’ampliamento della Rocca, con la costruzione dello scalone d’onore e delle sale di rappresentanza dell’ala ovest. La Rocca si trasforma in residenza signorile, perdendo progressivamente l’originaria funzione difensiva.

Nel Seicento la Rocca viene ulteriormente abbellita: le sale del piano nobile (attuali Sala del Teatro e Sala delle Aquile) vengono decorate con “imprese” inneggianti alle virtù degli Este di San Martino, oltre all’aquila bianca estense alternata all’aquila nera imperiale.

Filippo I promuove inoltre la costruzione della Colleggiata e il riordino dell’intero centro. Gli interventi proseguono con il suo successore, il figlio Carlo Filiberto I, che finanzia la costruzione della nuova chiesa Colleggiata, la realizzazione della piazza antistante la Rocca, il convento dei Cappuccini e nel 1627 la costruzione di un teatro a scena fissa all’interno del recinto della Rocca. 

1752

Nel 1752, con la morte di Carlo Filiberto II e in assenza di una discendenza maschile, si estingue il ramo degli Este di San Martino. L’amministrazione del feudo ritorna alla Camera Ducale. Il governatore, nel 1754, per eseguire lavori di restauro al tetto della Rocca, ordina la demolizione del teatro per utilizzare il materiale ricavato.

1772

Il territorio di San Martino in Rio e Campogalliano viene venduto all’incanto e acquistato, nel 1772, da un nobile di origine napoletana, don Paolo Rango d’Aragona. In questo momento la Rocca è descritta come “caduta e parte che sta per cadere posteriormente”.

Il Marchese Rango d’Aragona avvia quindi lavori di sistemazione generale, secondo lo stile ed il gusto dell’epoca: un salone viene trasformato in teatro; le varie stanze vengono adornate di stucchi, camini in scagliola e marmo; i vecchi soffitti, dipinti a grottesche nel XVI secolo, vengono ricoperti con controsoffittature; le pareti vengono decorate con cineserie e finta carta da parati; tutti i serramenti interni ed esterni vengono rifatti; la facciata est verso la piazza viene completamente risistemata e vengono aperte nuove finestre. Negli attuali spazi della biblioteca sono visibili gli scuri originari dell’epoca alle finestre del lato est, mentre gli stucchi settecenteschi convivono con i soffitti lignei e le fasce superiori delle pareti di epoca cinquecentesca (giunti a noi grazie alle controsoffittature realizzate nel Settecento).

Nel 1792, alla morte del Marchese d’Aragona e in assenza di una discendenza maschile, il feudo torna alla Camera Ducale.

Le vicende del periodo napoleonico vedono la Rocca perdere il carattere di residenza nobiliare, pur rimanendo al centro della vita sociale e amministrativa: nel 1797 vi si trasferisce la Comunità o Municipalità, come da allora inizia a chiamarsi. Altri locali vengono adattati ad abitazione per funzionari comunali. Nel 1817 alcuni spazi vengono concessi in affitto alla Congregazione di Carità “per costruire un granaio”.

Nel 1829 la vecchia ghiacciaia viene sostituita con una nuova, utilizzabile da tutto il paese.

1861

Con l’Unità d’Italia iniziano i lavori di bonifica delle fosse interne; tra il 1861 e il 1863 si effettuano i lavori di demolizione del ponte di accesso alla Rocca, la costruzione del balcone sulla porta e la chiusura delle due feritoie del ponte levatoio. In questo periodo vengono avviate, inoltre, le demolizioni delle mura della Rocca, a sud, ovest e nord. Nel 1927 terminano i lavori di colmatura dei fossati, con la sistemazione a giardino, campo sportivo e passeggiata degli attuali Prati della Rocca.

Diverse sono le trasformazioni che si susseguono e che vanno a modificare l’aspetto dell’intero edificio e le funzioni dei diversi ambienti. Nell’ala sud trova sede, nel 1880, la caserma dei Reali Carabinieri e successivamente, nel 1929, la Casa del Fascio. Nel 1930 viene tolta la copertura del Torrazzo. Nel 1934 la Sala del Teatro viene trasformata in aula scolastica. Durante la seconda guerra mondiale il comando tedesco si insedia nella Rocca, con conseguente ulteriore danno a tutto il complesso. La mancanza di legna spinge le famiglie che vi risiedono, insieme ai soldati, ad utilizzare diverse assi e travi, anche di soffitti dipinti. Dopo la liberazione, gli uffici comunali si trasferiscono nell’ala sud. Il resto della Rocca si trova ad ospitare vari partiti e associazioni locali, oltre alle scuole elementari che nel 1958 vengono trasferite nel nuovo edificio di Via Rivone. La Rocca ospita quindi la scuola media fino al 1971, data in cui viene costruita la sede in Via Manicardi. I locali del piano nobile vengono occupati dal Museo dell’Agricoltura come sede provvisoria. In questi anni nella Rocca vivono ancora alcune famiglie, c’è la sede della Camera del Lavoro (nella chiesetta di San Giovanni) mentre nell’ala sud si trovano gli uffici comunali.

1977

Nel 1972 iniziano il rilievo dell’edificio e l’opera di sensibilizzazione per recuperare l’intero complesso; nel 1977 il Consiglio Comunale approva il progetto di restauro e la futura destinazione della Rocca a sede delle attività culturali. Nel 1981 iniziano i lavori di restauro, progettati e diretti dall’Architetto Mauro Severi.

 

Gli interni della Rocca

Piano terreno:

  1. La corte d’onore presenta, sul lato est, un antico portico, oggi sala del museo, con colonne e capitelli a foglie d’acqua, databili ai primi anni del sec. XV. Il portico è stato riaperto durante i recenti restauri. Sotto gli intonaci, sono le tracce di una decorazione eseguita direttamente sui mattoni a vista. Sul lato ovest, un altro porticato con colonne antiche in granito di recupero, immette verso lo scalone d’onore (fine sec. XVI), parte dell’intervento voluto da Filippo d’Este.
  1. La parte est del piano terra ospita le sale del museo. I soffitti lignei sono del sec. XV e XVI.
  1. La sala conserva tracce di decorazioni nel soffitto (sec. XV) con imprese estensi e ridecorazioni sul soffitto ligneo e fascia perimetrale a grottesche della seconda metà del sec. XVI. Interessanti i putti e le figure femminili della fascia.
  1. La Sala Verde conserva un interessante decorazione del sec. XV, con putti reggi stemmi e mensole aggettanti dipinte, opera di pittori della famiglia degli Erri, su incarico di Borso D’Este, già Signore di San Martino , poi Signore di Ferrara.
  1. Anche in questa sala, resti di fasce dipinte dagli Erri, con putti e festoni di frutta.
  2. 7. In queste due sale, gli originali soffitti lignei decorati sono dell’inizio del sec. XVII. Le pareti, in corso di restauro, sono completamente decorate.
  1. La cappella di San Giovanni, costruita nel 1395, conserva ancora le fasce di cotto del portale, l’abside e l’altare originale in marmo di Verona con stemma in arenaria dei Roberti da Tripoli ed un pregevole San Martino, sempre in arenaria.

La Rocca Estense – Piano Nobile

  1. Il grande atrio del piano nobile ha una parte di soffitto originale decorato nel seicento. Dall’atrio si accede ai grandi saloni dell’ala ovest, ridipinti agli inizi del sec. XVII, per trasformare in residenza signorile l’antica rocca.
  1. La Sala del Teatro era usata a tale scopo dalla metà del sec.XIX agli anni trenta dello scorso secolo. Il soffitto è decorato a partire dal seicento, la fascia perimetrale, con scene d’imprese araldiche inneggianti alle virtù di casa d’Este San Martino, dipinte agli inizi del sec. XVII. La decorazione ottocentesca della trasformazione in teatro riguarda le parti inferiori, i paramenti murari e la parete est, dove era stato ricavato il boccascena. Il palcoscenico era ricavato nel grande atrio.
  1. Anche in questa sala le decorazioni su soffitto e fascia inneggiano alle virtù estensi. “Imprese” con motti in latino, francese e spagnolo sono intervallati da aquile bianche e nere appartenenti alla araldica degli Este.
  1. Il grande salone settecentesco, ridipinto agli inizi del novecento dal pittore sammartinese Bizzochi secondo il precedente impianto decorativo, conserva sulla parete est lo stemma dell’ultimo Marchese di San Martino, Paolo Rango d’Aragona.
  1. Da questa sala inizia l’appartamento dei Marchesi di San Martino. Le pareti e le volte sono state ridecorate per volontà dell’ultimo marchese, Don Paolo d’Aragona, con sfondi e paesaggi lacustri. Camino in stucco e scagliola del tipo carpigiano, serramenti esterni e porte, laccate e dorate, sono originali del sec. XVIII.
  2. E’ la prima anticamera dello studio del Marchese. Il soffitto e la fascia sottostante sono stati decorati alla fine del cinquecento, con paesaggi e grottesche, attribuiti ai Filippi di Ferrara. Le pareti sono state dipinte a finto parato di tessuto alla fine del settecento.
  1. In questa stanza veniva probabilmente amministrata la giustizia, raffigurata sul camino, da parte del Marchese d’Aragona. Il soffitto e la fascia sottostante sono dipinte a grottesche, come per la precedente sala, nella seconda metà del sec. XVI. Le pareti, sempre realizzate nel settecento, sono decorate con cineserie, piccoli ovali con scene di vita orientali. Nello studio, la volta conserva l’originaria decorazione settecentesca, con motivi naturalistici ed animali domestici.
  1. Questo piccolo spazio, utilizzato fino al 1945 come sala d’attesa dell’ufficio del podestà, presenta volta e pareti decorate nel 1930 da un pittore locale: sul soffitto, la celebre impresa di Italo Balbo.
  1. La sala dell’unicorno è nel cuore del Torrazzo. Sulla struttura del trecento, Borso d’Este ne commissiona le decorazioni a tempera a metà quattrocento: in questo periodo lavorano alcuni pittori della famiglia degli Erri. La raffigurazione racconta alcune “imprese” di casa d’Este, tra cui il mitico animale.
  1. La sala degli imperatori è di impianto settecentesco, coincidente con quello originale quattrocentesco. Il soffitto ligneo è del sec. XV. Al di sotto restano tracce di una fascia pittorica a motivi vegetali della seconda metà del sec. XVI. Sul lato nord un grande camino in scagliola carpigiana.
  1. Questa sala era originariamente divisa in due ambienti. La parte sud ha le tre pareti originali con decorazioni settecentesche ed un camino in scagliola carpigiana. Il soffitto ligneo è del sec. XV. Al di sotto corre una fascia decorata con figure femminili e animali fantastici, di altissima qualità esecutiva databile alla seconda metà del sec. XVI.

MUSEO DELL’AGRICOLTURA E DEL MONDO RURALE

Nato nel 1968 come mostra temporanea, il museo è il risultato di un’esperienza maturata dopo anni di ricerca promossa e condotta da Enzo Carretti che,insieme a un gruppo di appassionati, ha raccolto e preservato una grande quantità di testimonianze materiali, orali e documentarie del mondo contadino locale. Divenuto di proprietà comunale, è rimasto allestito al piano superiore della Rocca Estense fino al 1983, anno in cui se ne rese necessaria la chiusura per l’inizio dei lavori di restauro dell’edificio. E’ stato riaperto il 21 Maggio 1994, dopo una riorganizzazione completa, assumendo il nome di Museo dell’Agricoltura e del Mondo Rurale, con progetto e allestimento a cura di Mario Turci (antropologo-museologo). Il museo raccoglie, conserva, studia e valorizza le testimonianze umane e l’esperienza di vita contadina e artigiana della media e alta pianura a est di Reggio Emilia, quale era fino all’inizio del XX secolo, prima della meccanizzazione agricola. Oltre alla mostra mette a disposizione dell’utenza le seguenti strutture e servizi: Archivio – Biblioteca – Fototeca – Fonoteca – Videoteca

Il percorso di visita si sviluppa attraverso 12 sezioni caratterizzate da elementi informativi quali:

– i grandi pannelli: destinati a presentare e descrivere sinteticamente il tema della sezione;

– i totem: parallelepipedi contenenti immagini e informazioni particolari sui temi contenuti nella sezione; le gigantografie: grandi fotografie alle quali è dato il compito di offrire informazioni a “colpo d’occhio”;

– le didascalie: piccoli punti informativi dedicati ad ogni oggetto e che contengono dell’oggetto nome, funzione e definizione dialettale. E’ arricchito da alcuni dipinti che rappresentano scene di vita e di lavoro nelle nostre campagne, realizzati nel 1950 da Anselmo Govi e Giannino Tamagnini, importanti artisti reggiani.

 

TORRE CIVICA E DELL’OROLOGIO

Realizzata come simbolo dell’autonomia comunale a partire dal sec. XVII di fronte al maschio della Rocca, conserva la campana fusa nella metà del sec. XIX e una elegante immagine bronzea della Vergine del Rosario, opera dello scultore Augusto Giuffredi, installata nell’anno giubilare 2000.

 

IL MUSEO DELL’AUTOMOBILE

Il Museo dell’automobile è nato nel 1956, quando auto considerate oggi d’epoca non erano nemmeno progettate. Eppure dopo oltre 50 anni continua ad essere una meta di viandanti, punto di arrivo di stirpi eterogenee.

STORIA DEL MUSEO

L’arrivo delle prime auto d’epoca a San Martino in Rio viene fatto risalire al 1956.  Domenico Gentili (deceduto nel novembre 2001), bolognese, le aveva raccolte in qua ed in là per l’Italia, radunandole nei cortili e sotto le tettoie della sua ditta (il saponificio Panigal di Borgo Panigale alle porte di Bologna). Visto che ormai non ci stavano più, aveva scelto l’ospitalità offertagli da Giulio Campari, il compianto titolare della Campari & C., (che alla Panigal era legato da un contratto per la fornitura di grasso animale) e l’amicizia di Barighin, cioè Emilio Storchi Fermi. Emilio Storchi Fermi, scomparso nel 1975, riuscì ad imprimere al complesso della collezione ed al suo valore potenziale, un marchio originale tuttora riconoscibile. Prima di tutto, nelle macchine d’epoca di San Martino in Rio fece confluire quella istituzione che ancor oggi risponde al nome di Scuderia San Martino dando impulso alla raccolta, ovvero al salvataggio ed alla messa in circolo di centinaia di pezzi, scovati un po’ dappertutto.

Questa specie di raccolta-museo (ancora del tutto museo non poteva chiamarsi) andava riempiendo sempre nuovi e fortunosi locali: a decine favolosi ed inauditi esemplari approdavano a San Martino in Rio, reperiti da Barighin in ogni parte d’Italia.

In breve, San Martino in Rio diventava uno dei più importanti centri nazionali ed europei del collezionismo.

Il 3 novembre 1963 l’Amministrazione comunale approva il progetto di un capannone da adibirsi a ricovero della collezione, cioè a Museo vero e proprio. Il 1° settembre 1966 Barighin ed i suoi amici conducono nella loro sede definitiva (sono circa 1.000 metri quadrati al coperto) un centinaio tra vecchie automobili, motociclette, biciclette, carrozze, carri agricoli, ecc.Sono trascorsi quasi sessant’anni dall’arrivo delle prime auto d’epoca a San martino in Rio, e quasi cinquanta dal giorno in cui la grande avventura del reperimento del pezzi trovò il suo definitivo ordinamento in un apposito fabbricato. Ebbene, in tutto questo tempo il nostro beneamato Museo ha vissuto la sua grande ora tempestosa: in una calda sera del giugno 1975 Barighin si spegneva improvvisamente ed inaspettatamente, davanti a quel Bar Sport che era stato il luogo di convegno degli appassionati. Nello spazio di pochi mesi il Museo, che già da qualche anno aveva ridotto i suoi effettivi lasciando, per circa un terzo, spazio ad un’officina, si vuotava; il materiale, tranne una dozzina di pezzi, si trasferiva a Panzano (Modena) e restava solo un locale di circa 150 metri quadrati di proprietà del socio Vellani a breve distanza dal Museo. Gli eredi di Barighin hanno tenuto duro. Superato lo smarrimento, verso la fine del 1981, di nuovo libero lo spazio già occupato dall’officina meccanica, venne bloccato dai soci che ridiedero vita ad un Museo, più piccolo sin che si vuole (lo spazio bastava per una trentina di macchine), ma ora strutturato non più su di un’unica grande collezione, bensì sulle minori raccolte di una dozzina di amici (qualcuno anche con una sola automobile). Il materiale disponibile era sufficientemente valido sia per rappresentare, l’evoluzione del mezzo meccanico nel tempo, sia per costituire un utilissimo strumento di manifestazioni e mostre itineranti, cioè uno splendido gioco per il tempo libero. In definitiva un’araba fenice risorta dalle ceneri e, verosimilmente, più protetta, nei confronti di eventuali nuovi incenerimenti, dall’esistenza di una moltitudine di padrini.Sono trascorsi quasi sessant’anni dall’arrivo delle prime auto d’epoca a San martino in Rio, e quasi cinquanta dal giorno in cui la grande avventura del reperimento del pezzi trovò il suo definitivo ordinamento in un apposito fabbricato

 

COLLEGIATA DEI SANTI MARTINO E VENERIO

Costruita secondo i canoni degli edifici religiosi a pianta centrale a partire dal 30 marzo 1600, per volontà di Filippo e Carlo Filiberto I d’Este San Martino. La facciata è opera di Giuseppe Piermarini (1774), su incarico della principessa Ricciarda Belgioioso d’Este, figlia dell’ultimo Estense di San Martino, All’interno, tra le altre, tele di Nicolò Patarazzi, Sante Peranda, Tiburzio Passerotti, paliotti in scagliola di Giovanni Pozzuoli (1646 – 1734) e ricchi arredi liturgici.

 

CHIESA DI SAN CARLO DEI CAPPUCCINI

Risalente al 1616, conserva opere cinquecentesche del Banci. Di particolare pregio il tabernacolo ligneo, elegantemente intarsiato ed intagliato, del sec. XVIII, opera di Fra Fedele da Scandiano

 

CHIESA DI GAZZATA

Intitolata alla Natività di Maria Vergine, l’attuale chiesa parrocchiale è stata realizzata nel secolo XVIII utilizzando parte delle murature di un precedente edificio religioso risalente al mille e di impianto tipicamente romanico. All’interno opere di Domenico Pellizzi.

 

CHIESA DI STIOLO

Intitolata a San Damaso Papa, riedificata dalle fondamenta nel 1790; possiede all’interno tre oggetti di pregio: la vasca battesimalein marmo e due piccole acquasantiere, pure in marmo,di epoca tardo-romana.

 

CHIESA DI TRIGNANO

Intitolata a San Giorgio martire era un’antichissima cappella su cui venne costruita la nuova collegiata e nel 1660 vennero fatti importanti lavori, ne rimane un esempio l’affresco dell’abside raffigurante la sacra famiglia.

 

LA CASA PRETORIA

Sede degli uffici della Comunità e del Collegio degli Anziani fino al 1797, ha sempre ospitato funzioni legate alla vita pubblica e sociale. Al piano nobile, il soffitto ligneo è decorato con gli stemmi delle famiglie del paese.

 

L’OSPEDALE

Realizzato tra il 1770 e il 1791, grazie a lasciti testamentari che lo volevano già dal 1581.

Attualmente ospita la Casa di Riposo.

Personaggi illustri

HENGHEL GUALDI

Nato a San Martino in Rio il 4 luglio 1924, deceduto a Bologna in data 16 giugno 2005.

Henghel Gualdi è stato un compositore e clarinettista italiano molto conosciuto anche all’estero, e ritenuto tra i più grandi interpreti dello strumento. La sua passione musicale sbocciò molto presto, tanto che a soli 10 anni Henghel Gualdi suonava già nella banda di paese “Luigi Asioli” di Correggio, meritando, nel 1953, la migliore pagella in solfeggio e strumento. Studiò poi al Conservatorio “Achille Peri” di Reggio Emilia sotto la guida del M° Augusto Battaglia, fino al conseguimento del diploma in clarinetto. Durante la seconda guerra mondiale, subendo il fascino delle big band americane, si avvicinò alla musica jazz e all’improvvisazione, adottando come modelli le grandi orchestre di Glenn Miller e Tommy Dorsey. Nel dopoguerra la sua fama si allargò ad un orizzonte nazionale. All’Hotel night club Cristallino di CortinaD’Ampezzo una sera venne a sentirlo lo scrittore Ernest Hemingway, che ne rimase molto colpito ed impressionato; a Milano suonò con Rex Steward (trombettista di Duke Ellington) riscuotendo un grande successo. Ben presto iniziarono le sue collaborazioni più importanti con artisti di livello mondiale: Bill Coleman, Chet Baker, Count Basie, Sidney Bechet, Albert Nicholas, Lionel Hampton, Teddy Wilson, Gerry Mulligan e il mitico Louis Armstrong. Nel 1954 vinse il concorso radiofonico “Bacchetta d’Oro Pezziol”, organizzato dalla RAI e presentato da Nunzio Filogamo, davanti ad orchestre come: Peppino Principe, Happy Boys di Nino Donzelli (in cui cantava Mina), Fred Buscaglione, Giovanni Fenati, Renato Carosone, Bruno Canfora. Tre anni dopo vinse anche il “Benny Goodman Italiano”, confermandosi miglior talento jazz italiano. La sua fama rese Henghel Gualdi talmente noto che il Maresciallo Tito lo chiamò per inaugurare lo stadio di Belgrado. Nel 1962 fu direttore artistico dello Zecchino d’Oro di Bologna, fino al 1965. Nel 1968 accompagnò con la sua band Louis Armstrong al Festival di San Remo. Nel 1981 incontrò Benny Goodman venuto in Italia per incidere “Fantasma d’Amore”, un brano di Riz Ortolani che fu la colonna sonora dell’omonimo film diretto da Dino Risi. In quella occasione Henghel Gualdi regalò a Benny il suo ultimo lavoro discografico dal titolo “Dedicato a Benny Goodman”, che il grande maestro americano apprezzò, elogiando le grandi doti musicali di Gualdi. Un concerto memorabile nella carriera di Henghel Gualdi fu il concerto al Memorial Clarinet di Riccione nel 1982, con Pupi Avati e Gianni Sangiust. Due anni dopo la sua San Martino in Rio gli conferì la cittadinanza onoraria. Nel 1989, partecipò alla tournée americana di Luciano Pavarotti: fu un successo al quale seguirono numerose richieste per suonare negli Stati Uniti. A Rimini nel 1994 Henghel Gualdi suonò per George Bush e Michail Gorbaciov, mentre nel 1996 fu Woody Allen a trattenerlo per un’ora chiedendogli consigli utili sullo strumento. L’attività concertistica di Henghel Gualdi proseguì sino al 2005 accanto ad importanti musicisti, tra i quali Paquito D’Rivera, Romero Tuduraky, Andrea Griminelli, e partecipando ad importanti festival, come Umbria Jazz. Negli ultimi anni, Henghel Gualdi fu spesso a Cattolica ad insegnare ai ragazzi l’amore per la musica jazz. Il 7 gennaio 2005 ricevette la bandiera tricolore poiché annoverato tra i personaggi illustri della città di Reggio Emilia. Henghel Gualdi, da molti ritenuto il miglior clarinettista italiano, morì nella sua casa di Bologna tre settimane dopo il suo ultimo concerto.

È sepolto nel cimitero di San Martino in Rio, come egli desiderò espressamente.

 

UBER COPPELLI

Nasce a Modena nell’ottobre del 1919 e si diploma all’Istituto d’Arte “A.Venturi” nel 1937. Nel 1945, dopo la leva militare, lavora nello studio di Alessio Quartieri, scultore e restauratore modenese. Nel 1946 espone in una collettiva un disegno che suscita l’interesse di Zelindo Bonacini, docente, critico d’arte, pittore e scultore molto conosciuto, che sarà da quel momento per anni il suo maestro. Nel 1947 inizia una serie di soggiorni a scopo di studio a Parigi e in seguito a Venezia, dove conosce i pittori De Pisis e De Chirico. Nel 1949 riceve giudizi positivi per i suoi lavori da parte dei pittori Paul Colin e Gino Severini e i complimenti del temuto critico d’arte Waldemar Georges. Nel 1952 sposa Raffaella Bertani, come lui diplomata all’Istituto d’arte “A.Venturi” e si trasferisce a Stiolo dove continua una copiosa attività. Dal 1958 al 1960 sarà docente alla “Libera Scuola di Nudo” nell’Istituto “A.Venturi”. Nel 1959 espone cinque opere alla “III Mostra Biennale d’Arte Sacra” di Modena.  Nel 1975 riceve dal Sindacato Belle Arti il “Diploma di fedeltà”. Nel 1979, in seguito alla vendita della villa di Stiolo, si trasferisce con la moglie a Modena e interrompe la propria attività. Nel 1984, riacquistata la villa e gradatamente la serenità, ricomincia a lavorare. Partecipa alla mostra “Modena, le sue chiese, il senso religioso” al Centro Studi “C. Mucchi” ed espone due acqueforti al “Paradisino” di Modena  per l’Associazione diffusione dell’Arte”. Dal 1996 rallenta la sua attività dipingendo sempre meno e disegnando sempre di più. Il 5 luglio del  2000 si spegne serenamente al Policlinico di Modena. Per suo espresso desiderio viene sepolto nel prato del piccolo cimitero di Stiolo. Sue opere sono conservate al “Gabinetto Disegni e Stampe” degli Uffizi di Firenze, al “Gabinetto Disegni e Stampe” dell’Università di Pisa, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna e al Museo Civico di Modena.

 

RAFFAELLA BERTANI

Raffaella Bertani nasce a Stiolo, a pochi chilometri da San Martino in Rio, nel 1926. Frequenta a Modena l’Istituto superiore d’arte “Adolfo Venturi” il che fa supporre una vocazione o un nascente talento artistico. Qui conosce Uber Coppeli, giovane e promettente artista e lo sposa nel 1952 e si trasferiscono a vivere nella casa di famiglia a Stiolo. Da questo momento dedica la sua vita al marito e al suo lavoro, in una totale adesione che si traduce in una molteplicità di ruoli: è modella, aiutante, organizzatrice, mecenate, consigliera, addetta alle pubbliche relazioni. La casa era stata acquistata agli inizi del Novecento dal nonno di Raffaella, Raffaele Bertani, possidente e imprenditore i cui fondi si estendevano a Marzano e Campogalliano; imprenditore intraprendente e aperto alle innovazioni si occupa delle sue terre e dell’allevamento del bestiame, produce vino con molto successo, apre un caseificio a ridosso della casa tra i primi a funzionare con una caldaia a vapore, partecipa, vincendone, a concorsi di bestiame. A fine anni 80 Raffaella e Uber offrono Villa Bertani con tutta la sua memoria contenuta negli oggetti al Comune in dono per trasformarla in casa-museo; purtroppo le spese di restauro e ripristino si rivelano talmente elevate che il progetto non decolla, ma ciò nonostante la migrazione degli oggetti e dei quadri comincia e continua per tutto il decennio successivo. Gradualmente il Museo dell’Agricoltura e del Mondo Rurale acquisisce materiali che testimoniano ed esemplificano lo stile di vita di una famiglia di agiati possidenti fornendo una preziosa prospettiva sul mondo rurale della fine dell’800 e della prima metà del 900: all’universo contadino si affianca quello padronale. Grazie a Raffaella oggi il Comune di San Martino in Rio ha una sezione aggiuntiva preziosissima e una pinacoteca.

 

LIBERO SASSI

Libero Sassi nasce a San Martino in Rio il 1° ottobre del 1919, figlio di Angelo e di Armanda Gazzotti dalla quale eredita quell’arguzia che condisce e contraddistingue le sue poesie. Il padre faceva il meccanico di biciclette, che era il mezzo più usato nelle nostre campagne.

Libero frequenta le scuole elementari in Rocca a San Martino, poi le Medie a Correggio, ma dopo la seconda classe deve stare a casa per aiutare in bottega il padre. Completa gli studi frequentando la terza classe ad un corso serale a Reggio dove si reca naturalmente in bicicletta. Frequenta poi un corso per avieri motoristi e parte volontario per il servizio militare in aviazione. Presta servizio a Capua e consegue il diploma di motorista specializzato nel 1938.

La guerra lo vede partecipe a tante pericolose missioni soprattutto sul cielo di Malta, per le quali gli furono conferite ben 5 croci al valore militare. Nel 1943 si sposa con Lina Bondavalli e nel 1944 ha un figlio, Flavio.

I fratelli Sassi , Angelo ed Eugenio, portano avanti l’ attività nella loro casa fra Piazza Grande e via Facci: costruiscono, vendono e riparano biciclette e allargano il lavoro col distributore di carburante Agip, di kerosene e bombole di gas e col noleggio di auto e moto. Libero si associa e continua l’attività del padre fino al 1985, anno in cui smette l’attività per motivi di salute. Ha 66 anni. Ora può dedicarsi completamente alle sue grandi passioni, dopo la bicicletta e i motori: la poesia e la musica. Ma si diverte anche a costruire giocattoli meccanici per i nipoti!

Partecipa alla costituzione e alle attività promosse dalla Associazione “Pro Samartein” per organizzare concerti, spettacoli teatrali, operette che, in Piazza Grande, richiamano un pubblico sempre numeroso. Le sue rime diventano sempre più ricercate ed apprezzate. Nei suoi versi,a più riprese, tornano i temi del lavoro, dell’amicizia, della solidarietà, della sua terra, degli affetti famigliari. Sollecitato dagli amici che l’ascoltano, partecipa a vari concorsi: è tra i primi tre premiati a Reggiolo nel 1978 al Premio Nazionale di Poesia dialettale con la poesia “SAN MARTEIN”. Nel 1982 riceve una Targa premio dal comune di Bibbiano. Al concorso di poesia dialettale indetto dalla U.S. Daino di Gavassa in occasione della festa della trebbiatura riceve il secondo premio nel 1991 e vince il primo premio l’anno successivo. Nel 1992 partecipa anche al premio di poesia “LA GIAREDA” e vince. Riccardo Finzi nel 1977 scrive: “…queste poesie sono bellissime. Al di là dell’apparente semplicità l’autore rivela una maturità molto avanzata. Libero Sassi è un vero poeta, un uomo che sente le cose del mondo e le filtra attraverso il proprio cuore. Una prima edizione di alcune sue poesie uscì nel ’78 con la dedica “Al mè paes”.

Nel ’96 il circolo culturale La Rocca ha curato l’edizione del libro “Una cà vòda che raccoglie tutte le sue poesie”. La lapide posta il 12 novembre del 1996 sulla casa dove ha vissuto, è un omaggio di gratitudine da parte di tutta la Comunità Sammartinese all’amico scomparso e al cantore dialettale autentico quale egli è stato.

 

PIETRO DELLA GAZZATA

Nacque verso la metà del 1336 da Franceschino, notaio, figlio di Guido, nobile di Gazzata, castello del territorio sammartinese, soggetto ai Sessi coi quali era imparentato. Si ignora il nome della madre, figlia di Flandina e di Sagacino Levalossi, fratello di Albertino, abate di S. Prospero dal 1306 al 1330. Sulla sua formazione ebbero influenza il cugino Guido da Bagnolo, il proavo Sagacino e il prozio Albertino II. Divenne novizio nell’Ordine benedettino a dodici anni (1348), non ancora sacerdote fu creato priore di S. Celestino di Vicozoario (1355); nel 1362 accompagnò ad Avignone l’abate benedettino Guglielmo di Grimoard, futuro Urbano V, da cui, a 27 anni, fu nominato abate del monastero di S. Prospero a Reggio e ricevette incarichi dai papi Gregorio XI e Urbano VI. Egli ci ha lasciato una preziosa memoria del suo agire, memoria qualificata, dall’illustre studioso reggiano Aldo cerlini, come “Cronaca d’affari”. In essa l’abate Gazzata annota  tutti i negozi giuridici da lui compiuti dall’atto della sua elezione fino all’anno della sua morte, interrompendo il monotono susseguirsi dell’elenco con preziose digressioni e commenti sul suo ed altrui operato, nonché con giudizi su uomini comui, personaggi illustri e perfin monaci. Un’altra serie notevole di autografi di Pietro della Gazzata è contenuta in quella preziosa fonte documentaria, specie per la parte più antica, rappresentata dalle pergamene: l’abate infatti appone notizie dorsali a tergo di circa 1.272 delle 2.230 conservate per il periodo compreso tra il sec. Ix ed il 1414.  Morì a Reggio Emilia nel 1414.

 

AURELIA D’ESTE

Figlia di Sigismondo III d’Este, marchese di San Martino in Rio e di Donna Maria Teresa Grimaldi dei Principi di Monaco, nacque in San Martino in Rio nel luglio 1683. Educata nel Monastero di San Paolo a Milano dove era la zia Suor Angelica Agata d’Este, andò assai giovane sposa a napoli di francesco maria gambacorta duca di limattola. Fece parte di diverse accademie letterarie dell’epoca dove fu approvata per le sue poesie. Di salute fragile non ebbe figli. Morì a soli 36 anni l’11 aprile 1719.

Della produzione letteraria di Aurelia non è pervenuto nulla: sappiamo solo che scrisse dei sonetti filosofici filo-cartesiani. Alcune sue opere sarebbero apparse in una Raccolta di Poesie pubblicata dagli Accademici di Brà, ma fin’ora non se n’è trovata traccia.
Scrisse diversi saggi sulla poesia latina grazie ai quali fu lodata nella Vita degli Arcadi illustri.

Per sollecitazione di Aurelia, Paolo Mattia Doria radunò le discussioni che si svolgevano nel suo salotto e dalle quali compose la Vita civile e le dedicò I Ragionamenti ne i quali si dimostra che la donna, in quasi tutte le virtù più grandi, non essere inferiore all’uomo, pubblicati a Napoli nel 1716. Entrambe le opere hanno come filo conduttore il fatto che le donne attraverso libere conversazioni adempivano ad una funzione civile perché si educavano al dominio delle passioni ed educavano alla virtù attraverso l’amore, un amore non galante ma filtrato attraverso la filosofia.

Ospitalità e Ristorazione

DOVE ALLOGGIARE

BED & BREAKFAST  “LE NOCCIOLE” – Titolare: TAGLINI DANIELA
sito in Via Stradone n. 24 – 42018  San Martino in Rio – Loc. Stiolo
E mail: le.nocciole@yahoo.it – Cell. 331 698933

“ B& B S. MARTINO” – Titolare: BELLELLI GABRIELLA
sito in Via Condulmieri n. 7 – 42018 San Martino in Rio
E mail: bb.sanmartino@libero.it  –  Cell. 346 7183239

“ OASI LA MARTINA BED AND BREAKFAST” – Titolare: MOLLING RAFFAELA
sito in Via Zappelletto n. 10 – 42018 San Martino in Rio – Loc. Stiolo
E mail: info@beadandbreakfastmartina.it –  Cell. 373.8678440

DOVE MANGIARE E BERE

TRATTORIA CASALI CUCINA TRADIZIONALE
Via Roma, 80  –  42018 San Martino In Rio RE
0522 698312

RISTORANTE-PIZZERIA SU&GIÙ
Via Roma, 54 –  42018 San Martino In Rio RE
0522 153 2890

RISTORANTE AGRITURISTICO COUNTRY CLUB CUCINA TRADIZIONALE
Via S. Michele, 4   – 42018 San Martino In Rio RE
338 826 4383   www.countryclubristoranteagrituristico.it

CENTRALE PIZZERIA BAR CENTRALE DI LIMONCELLA FRANCO E C. S.N.C. 
17, Corso Umberto I – 42018 San Martino In Rio (RE)
0522 698234

LA CA’ STORTA  RISTORANTE
Via Roma, 175   –    42018 San Martino In Rio RE
346 514 3003

COOPERATIVA SOCIALE SOTTOVOCE   RISTORANTE PIZZERIA
Via Ca’ Matte Sud, 2  Gazzata –    42018 San Martino In Rio RE
0522 636128

MISTER SPEEDY PIZZA E FAST FOOD di ANTONIO PIDALA’ 
1/A, V. Forche – 42018 San Martino In Rio (RE)
0522 636170

PIZZERIA DAL GALLO  PIZZERIA D’ASPORTO
Viale Resistenza – 42018 San Martino In Rio (RE)
333 8369806

LA NUOVA PIAZZETTA SNC PIZZERIA D’ASPORTO
2, Via Magistrelli – 42018 San Martino In Rio (RE)
0522 695374

LUNA ROSSA S.N.C. DI INCERTI MARA E C. PIZZERIA D’ASPORTO
2, Via Roma – 42018 San Martino In Rio (RE)
0522 646603

PIZZERIA LA REGINA DI DI PADOVA TOMMASO  PIZZERIA D’ASPORTO
75, Via Roma – 42018 San Martino In Rio (RE)
0522 695860

NUOVA ISTAMBUL KEBAP S.n.c. DI YILMAZ HASAN &C. PIATTI CALDI DA ASPORTO
Viale Della Resistenza, 4/B –   42018 San Martino In Rio RE
339 384 0994

Elenco manifestazioni ricorrenti

Ciccioli in piasa

  • in calendario solitamente una domenica tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo
  • centro storico di San Martino in Rio
  • Manifestazione a carattere gastronomico organizzata dall’Associazione Turistica Pro Loco in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Il fulcro della festa è la competizione tra i vari norcini partecipanti per la preparazione dei ciccioli più gustosi. Sono presenti diversi stand gastronomici (gnocco fritto, porchetta, polenta, vin brulè, cioccolata in tazza) oltre alla presenza di ambulanti del settore.

 

Fiera di maggio

  • ultima domenica di maggio
  • centro storico di San Martino in Rio
  • La Fiera di Maggio è organizzata dal Comune in collaborazione con l’Associazione dei commercianti “Il Castello”, la Pro Loco e le varie associazioni di volontariato del territorio. Il programma delle iniziative è articolato su un calendario della durata di una settimana e comprende mostre, concerti, spettacoli, fuochi d’artificio e manifestazioni di diverso genere. La giornata di Fiera vera e propria ha luogo l’ultima domenica di maggio nelle vie del centro storico con bancarelle di diverso genere.

 

Pigiatura in piasa

  • prima domenica di ottobre
  • centro storico di San Martino in Rio
  • Manifestazione a carattere eno-gastronomico organizzata dalla Pro Loco in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Il fulcro della festa è la pigiatura coi piedi da parte dei bambini. E’ una vetrina per le varie cantine locali per presentare al pubblico i loro vini migliori offrendo assaggi gratuiti. Sono inoltre presenti diversi stand gastronomici oltre alla presenza di ambulanti del settore.

 

Festa ed San Martein

  • in calendario la domenica più vicina all’11 novembre, giorno in cui si celebrano le festività di San Martino da Tours, Santo Patrono del Paese
  • centro storico di San Martino in Rio
  • Manifestazione organizzata dall’Associazione Turistica Pro Loco in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Il fulcro della festa è la rievocazione storica di San martino a cavallo che dona metà del proprio mantello al povero. Fanno da cornice bancarelle di artigianato artistico e di hobbistica. Sono inoltre presenti diversi stand e ambulanti del settore eno-gastronomico.

Giorni e orari di apertura

ROCCA ESTENSE

Corso Umberto I, 22 – San Martino in Rio
Tel. 0522 636709 (Ufficio Cultura) – 636726 (Museo dell’Agricoltura e del Mondo Rurale)
e-mail: cultura@comune.sanmartinoinrio.re.it / museo@comune.sanmartinoinrio.re.it

Giorni e orari di apertura:
domenica e festivi dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19 (ora solare 15-18.30)

Visite guidate con partenza ogni ora(tariffe comprensive dell’ingresso al museo dell’Agricoltura e del mondo rurale)

Tariffe visita guidata (biglietteria presso il Museo dell’Agricoltura e del Mondo Rurale):

Biglietto intero € 5,00
Biglietto ridotto € 2,50 per ragazzi da 12 a 18 anni e over 65, studenti universitari con tesserino, gruppi oltre le 10 persone)
Biglietto gratuito (per bambini fino a 12 anni, diversamente abili e accompagnatori)

 

MUSEO DELL’AGRICOLTURA E DEL MONDO RURALE

Rocca Estense – San Martino in Rio
Tel. 0522 636726 (Ufficio) – 636740 (Museo)
e-mail: museo@comune.sanmartinoinrio.re.it

Giorni e orari di apertura:
sabato dalle 9 alle 12.30, ingresso gratuito
domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.00 (ora solare 15-18.30), ingresso a pagamento
Durante la settimana, ad esclusione dei giorni festivi, il Museo è aperto su richiesta dalle 9 alle 12.30 telefonando, almeno un’ora prima dalla visita, al numero 0522-636726.
Le scolaresche e i gruppi organizzati possono prenotare visite anche in giorni e orari diversi.

Tariffe ingresso Museo:
Biglietto intero € 2,00
Biglietto ridotto € 1,00 (per ragazzi da 12 a 18 anni e over 65, studenti universitari con tesserino, gruppi oltre le 10 persone)
Biglietto gratuito (per bambini fino a 12 anni, diversamente abili e accompagnatori, residenti e donatori di materiale al museo).

Tariffe visite guidate al Museo (comprensive di ingresso – solo su prenotazione):
Biglietto intero € 4,00
Biglietto ridotto € 2,00 (per ragazzi da 12 a 18 anni e over 65, studenti universitari con tesserino, gruppi oltre le 10 persone)
Biglietto gratuito (per bambini fino a 12 anni, diversamente abili e accompagnatori)

 

PINACOTECA COPPELLI

Rocca Estense – San Martino in Rio
Tel. 0522 636726 (Ufficio) – 636740 (Museo)
e-mail: museo@comune.sanmartinoinrio.re.it

Giorni e orario di apertura:
domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.00 (ora solare 15-18.30), ingresso libero

 

BIBLIOTECA CIVICA

Rocca Estense – San Martino in Rio
Tel. 0522 636719
e-mail: biblioteca@comune.sanmartinoinrio.re.it

Giorni e orari di apertura:
lunedì, martedì e giovedì dalle 14.30 alle 19
mercoledì, venerdì e sabato dalle 9 alle 12.30

 

ARCHIVIO HENGHEL GUALDI

Rocca Estense – San Martino in Rio
Tel. 0522 636719 (Biblioteca Civica)
e-mail: biblioteca@comune.sanmartinoinrio.re.it

Giorni e orari di apertura:
martedì e giovedì dalle 18 alle 19
mercoledì e sabato dalle 11 alle 12

 

MUSEO DELL’AUTO

Via Barbieri, 12 – San Martino in Rio
Tel. 0522 636133
e-mail: info@museodellauto.it

Giorni e orari di apertura:
venerdì dalle 21 alle 24, ingresso gratuito
domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30, ingresso € 5,00

 

GALLERIA RADIUM ARTIS

Via Borghi Don Pasquino, 1, 42018 San Martino In Rio RE
Tel. 0522 695132
Sito: www.radiumartis.com

Orari di apetura
al martedì alla domenica ore 16.00 – 19.30
sabato, domenica anche 10.00 – 12.30

Prodotti e tipicità

La Cantina Sociale di San Martino in Rio Società Cooperativa Agricola occupa una posizione altamente qualificata nell’ambito della storia enologica reggiana. Fondata nel 1907 la Cooperativa ha mantenuto negli anni l’obbiettivo primario della trasformazione delle uve conferite dai soci in mosti e vini, per l’immissione sul mercato e la conseguente remunerazione dei soci. Grazie all’utilizzo delle migliori tecnologie oggi presenti in ambito enologico, la Cantina riesce a proporre prodotti di elevata qualità sia per quanto riguarda il mercato all’ingrosso che riguardo al prodotto imbottigliato. Nel 2014 La Cantina di San Martino in Rio ha ottenuto anche le Certificazioni ISO 22000:05 (Sicurezza Alimentare) e ISO 22005:08 (Rintracciabilità Alimentare).

CANTINA SOCIALE DI SAN MARTINO IN RIO SOCIETÀ COOPERATIVA AGRICOLA
Via Roma, 123, 42018 San Martino In Rio RE
Tel. 0522 698117
info@cantinesanmartino.it
Orari apertura spaccio: 08:30–12:30, 15–19

Lusvardi Wines è un’azienda agricola in cui l’irresistibile passione per il vino e  l’attaccamento all’azienda di famiglia fanno sì che nascano vini dall’incontro della voglia di portare nella  tradizione vinicola delle nostre zone e le nuove opportunità di gusto e stile. Da condividere con tutto il mondo l’incontro e l’immediato feeling con Federico Giotto, giovane ed affermato enologo: nessuna forzatura, nessuna correzione, massima attenzione a preservare le caratteristiche dei vitigni e della terra da cui traggono personalità. Una personalità elegante, briosa, attraente come il suo profumo, il fascino dei colori intriganti, la freschezza di un gusto sensuale.

SOC. AGR. LUSVARDI WINE S.S.
via canale per reggio, 2     loc. molino di gazzata   42018 san martino in rio
Tel. 0522 646516 – fax 0522 1860209
wine@lusvardi.it
orario di apertura cantina:   dal lunedi’ al venerdi’    mattina 09 – 12   pomeriggio 15 – 18,30
sabato mattina 09 – 12

La casa delle api, Az. Agr.Gherpelli Paolo.  L’attività di apicoltura inizia molto tempo fa a livello hobbystico, per affiancare il vigneto allora presente nell’azienda agricola. Il numero di alveari cresce rapidamente, e si inizia a praticare il nomadismo (spostare gli alveari in varie zone d’Italia, allo scopo di sfruttare altre fioriture per diversificare e aumentare la produzione). Dopo aver superato i primi difficili momenti successivi all’arrivo della varroa, all’inizio degli anni ’90 si è scelto di rimuovere il vigneto e di dedicare forze e risorse, in modo esclusivo e totale, all’apicoltura. La passione e l’interesse per il mondo delle api erano diventati talmente forti da richiedere tutte le energie. Gli anni successivi sono segnati dalla difficoltà di gestire un aumentato numero di alveari in uno spazio ridotto: due piccoli locali, che rendevano difficile il lavoro e la movimentazione di materiali e prodotti. Nel 2002 si è deciso un’ampliamento aziendale: le vecchie strutture non più sufficienti sono state abbattute, per realizzare al loro posto un nuovo edificio in grado di soddisfare tutte le esigenze di lavorazione e immagazzinamento, e un ampio piazzale, per effettuare rapidamente e in modo meccanizzato tutte le operazioni di carico-scarico necessarie nel corso dell’annata apistica. La disponibilità di spazio insieme al desiderio di far conoscere ad altri il mondo delle api ci ha inoltre portato ad avviare un’esperienza di Fattoria Didattica.

LA CASA DELLE API – Az. Agr. Gherpelli Paolo
Via Carpi 35 – Località Trignano     42018 San Martino in Rio (RE)
Tel/Fax 0522663581    Cell. 3293535598 – 3282746849
 info@lacasadelleapi.it
Quando nacque a metà degli anni Sessanta, il Salumificio San Martino si occupava prevalentemente della macellazione del maiale, producendo una vasta gamma di prodotti. Le normative di legge, avvallate da una buona richiesta della clientela, in poco tempo orientarono la produzione su un numero più circoscritto di salumi dalla lavorazione molto specifica, divenuti presto tipicità del Salumificio. Questa trasformazione contribuì al successo dell’azienda, grazie a prodotti molto rinomati e apprezzati sul territorio, anche grazie alla collocazione della piccola distribuzione. Oggi il gruppo societario è formato da cinque soci, affiancati da una decina di addetti esperti, che tramandano una lavorazione artigianale che ha radici nella “pcaria,”  il trattamento della carne di maiale per la fabbricazione degli insaccati, risalente a molti secoli fa. All’interno dello spaccio del Salumificio San Martino, si possono trovare tutti i prodotti e tutto l’assortimento di generi alimentari caratteristici della nostra terra, quali salumi di ogni genere, Aceto balsamico, Parmigiano Reggiano e gli stufati (cotechini, zamponi e cappello del prete), oltre, naturalmente, ai prodotti di carni fresche e insaccate prodotte dal salumificio.

NUOVO SALUMIFICIO SAN MARTINO
Via Magnanini, 4/6  42018 San Martino In Rio RE
Tel. 0522 698230
www.salumificiosanmartino.it

Lo spaccio è aperto tutti i giorni dal
lunedì al venerdi dalle ore 8.00 alle 12.00 e il pomeriggio dalle ore 14.30 alle 18.30.
Sabato mattina dalle ore 8.00 alle 12.00.

 

Modateca Deanna si sviluppa su un’area di oltre 20.000 mq.  Il Centro Internazionale di Documentazione Moda è un luogo in cui studiosi e addetti ai lavori possono trovare gli strumenti di ricerca, aggiornamento ed approfondimento fondamentali per la creazione delle nuove collezioni. Raccoglie il patrimonio di creatività e tecnologia sviluppato dal maglificio Miss Deanna  nel corso di 40 anni di attività e collaborazione con i migliori designers del mondo, grazie alla passione e al talento della sua fondatrice: Deanna Ferretti Veroni. E questo incredibile patrimonio  è in perenne espansione grazie alle continue acquisizioni effettuate sotto l’attenta ed esperta guida di chi da Deanna Ferretti Veroni ha ereditato concretezza, sensibilità e forward-thinking: Sonia Veroni. Modateca Deanna, uno straordinario archivio storico per dimensioni e pregio, raccoglie le collezioni e i prototipi knitwear prodotti a partire dagli anni ’60, l’archivio dei punti e delle tecniche, l’archivio vintage, accessori, capi di ricerca in maglieria e tessuto e capi defilé. Una grande biblioteca di settore raccoglie libri e riviste da tutto il mondo e di tutte le epoche.

MODATECA DEANNA S.R.L.
Via del Corno, 29
42018 San Martino in Rio
Per informazioni ed appuntamenti
Tel. 0522/695798     Fax. 0522/734858
info@modatecadeanna.it

 

Il mercatino missionario di San Martino in Rio. Le cose che non si usano non devono essere gettate via. I missionari cappuccini e i laici hanno creato un luogo ove chi non usa può portare e chi ha bisogno può trovare. L’utile che si crea dal commercio dei doni ricevuti diventa ricchezza per le missioni.

Orario mercatino: Domenica e Lunedì:    Chiuso
Da martedì a venerdì:  14,00 – 18,30
Sabato:    9,00 – 12,00  /  15,00 – 18,30
Chiusura estiva: dalla terza settimana di luglio alla terza settimana di agosto
Chiusura invernale: dal 24 dicembre al 7 gennaio

 

CENTRO MISSIONARIO DI SAN MARTINO IN RIO

via Rubiera, 5
42018 San Martino in Rio
tel 0522 698193 fax 0522 695946
centromissionario@tin.it